COP28 scrive una pagina di storia: approvato l’accordo sull’uscita dal fossile entro il 2050

All’ultimo respiro a Dubai, dove le Nazioni Unite hanno convocato 197 Paesi più la rappresentanza dell’Unione Europea per la ventottesima Conferenza mondiale sul clima, sotto la presidenza degli Emirati Arabi Uniti, è stato raggiunto un accordo storico: graduale uscita dai combustibili fossili già in questa decade e addio totale a petrolio, gas e carbone entro il 2050. Ora servono i fatti.

 

Come in ogni occasione non mancano i distinguo e le letture di tenore differente. C’è chi mette in evidenza le debolezze e chi i punti di forza. Ma mai come questa volta le parole scritte nero su bianco pesano come pietre, mettendo i fatti al centro della narrazione. A Dubai, la COP28, ha dato al mondo e all’umanità una prova di convergenza di portata storica.

Durante l’ultimo giorno utile, i delegati di 197 Paesi più i rappresentanti dell’Unione Europea, convocati dalle Nazioni Unite per la ventottesima Conferenza mondiale sul clima, hanno trovato l’accordo sul testo finale dove per la prima volta hanno trovato spazio i riferimenti ai combustibili fossili e dove a questi è stata associata la formula “transition away“, graduale allontanamento. Una convergenza non solo semantica, grazie alla quale è stata superata l’impasse creatasi intorno ai concetti phase out, uscita, e phase down, diminuzione, ai quali i Paesi più determinati volevano legare l’esito di COP28. 

Uno stallo che sembrava indirizzare il documento, fino alle ultime ore di negoziato, verso un nulla di fatto che avrebbe avuto il sapore di fallimento, almeno per quelle che erano le attese poste dalla comunità scientifica, che ha indicato questo decennio come cruciale per intraprendere tutte le misure necessarie al contenimento dell’innalzamento delle temperature a +1,5°C rispetto all’era preindustriale, dalle massime istituzioni internazionali con l’ONU e l’Unione Europea in testa e dai Paesi maggiormente esposti di fronte ai rischi dell’innalzamento del livello dei mari, dai quali è arrivato più alto il grido di allarme.

E alla fine l’umanità, rappresentata da Capi di governo, ministri e delegati, ha raccolto questi richiami associando alla formula letterale dell’allontanamento una serie precisa di azioni che dovranno essere messe in atto da qui ai prossimi anni per abbandonare l’energia fossile.

Fulcro del documento in tal senso è l’Art. 28, nel quale appunto si chiede alle Nazioni di procedere con il graduale allontanamento dai combustibili fossili a partire da questa “decade critica” per arrivare a zero entro il 2050 “in linea con la scienza”. Per farlo si dà formale indicazione di “triplicare la potenza installata di energie rinnovabili e raddoppiare il loro miglioramento energetico” entro il 2030. Accanto a tutto ciò l’indicazione di far avanzare la scelta sostenibile nella produzione di veicoli a basso consumo, la necessità che la transizione si svolga in modo equo e ordinato, la graduale diminuzione dei finanziamenti a vantaggio dell’economia fossile e la volontà di accelerare sull’adozione di tutti i sistemi alternativi di approvvigionamento energetico.

Un accordo che si completa con l’istituzione, anche in questo caso per la prima volta, di un fondo per i Paesi più vulnerabili per aiutarli a far fronte ai danni e alle perdite causate dai cambiamenti climatici, in prevalenza prodotti dai Paesi più avanzati del Nord del mondo.

 

 

Le reazioni

“Siamo ciò che facciamo non quello che diciamo, quindi sono importanti le azioni che metteremo in campo”. Sono queste le parole con le quali il presidente della Cop28, Sultan Al Jaber, ha commentato l’esito della Conferenza alle quali sono seguite quelle del Segretario esecutivo di UNFCCC che ha parlato del documento approvato da COP28 come “l’inizio della fine della fossil fuel era“.

 

 

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