Per affrontare le sfide dello sviluppo sostenibile c’è la necessità di lavorare intorno al concetto di partneriato territoriale, reinventando diversi e più strutturati rapporti tra comuni, territorio e organizzazioni della società civile nella cooperazione allo sviluppo: una riflessione di Lucia Maddoli, Vice-Direttrice di Felcos Umbria, dopo le giornate di Codeway Expo. 

Il concetto di partenariato territoriale è nel dna di FELCOS, che nasce proprio esso stesso in forma di una sorta di partenariato stabile tra comuni, che ne sono i soci, e attivando da subito una rete di collaborazione con gli attori pubblici, privati e associativi del territorio per promuovere uno sviluppo sostenibile dei primi

Nel giugno 2011 ci facemmo promotori di un Forum chiamato “Territori in rete per lo sviluppo umano”, anticipando concetti che poi sono stati bene delineati nella nuova legge sulla cooperazione del 2014; nel documento finale di quel forum si scriveva di quanto fosse importante promuovere “una cooperazione territoriale che, a partire del ruolo politico e istituzionale dei governi locali nei processi di sviluppo e nelle strategie di cooperazione internazionale, sapesse coinvolgere e dare protagonismo agli attori del territorio in quanto soggetti attivi dello sviluppo, valorizzando i sistemi territoriali come laboratori sociali, economici e  di partecipazione.” Da sempre nella metodologia di FELCOS abbiamo cercato di coinvolgere un articolato sistema territoriale, capace di esprimere modelli di buona governance, competenze e saperi specifici, innovazioni, in iniziative di dialogo e scambi di esperienze a livello internazionali con altri sistemi territoriali di altri paesi, in un quadro multi-livello e multi-attoriale.

La firma dell'accordo di partenariato tra ANCI Umbria, FELCOS Umbre e APLA

Oggi appare ormai chiaro che per poter affrontare la grande sfida della localizzazione degli SDGs, che in questo momento è per tutti il quadro di riferimento fondamentale, è indispensabile attivare partenariati territoriali così strutturati, metter in rete risorse e conoscenze come di recente è stato anche ribadito dalla neo costituita coalizione local2030. Questo processo ormai da qualche anno può dirsi avviato: un ruolo importante lo hanno avuto le risorse investite sia dalla UE che da AICS in questa direzione e nello specifico per l’attivazione di partneriati territoriali internazionali per lo sviluppo, in cui venga pienamente riconosciuto il ruolo delle autorità locali, al centro di un sistema territoriale vivo e pienamente mobilitato.

Negli anni l’esperienza di FELCOS ci ha portati a riflettere sulla necessità di produrre un vero salto di qualità nei partenariati territoriali per lo sviluppo. Questo salto si rende possibile concretamente quando l’impegno e la collaborazione non si limitano alla realizzazione di una singola azione/progetto specifico, ma invece si configurano in modo da far maturare capacità e metodologie di governance, di co-programmazione e co-progettazione territoriale partecipata per definire le politiche e iniziative locali di sviluppo. Vi sono esperienze interessanti in tal senso in molti territori, a partire da quelli in cui Felcos opera e da quelli in cui sono presenti alcune organizzazioni con cui collaboriamo: esperienze che coinvolgono e raccolgono tutti gli attori e stakeholder locali con l’obiettivo di coordinare le politiche di sviluppo locale nell’ottica dell’efficacia e dell’innovazione.

Questi processi di co-programmazione diventano uno strumento chiave fondamentale per la localizzazione reale degli SDGS. Con una metafora possiamo dire che si tratta di sollecitare in un territorio quegli anticorpi – in sostanza quelle risorse e quelle competenze – che, attraverso l’interazione tra istituzioni, enti di ricerca e altri attori locali, consentono di individuare le migliori strategie per rispondere ai problemi che ostacolano uno sviluppo inclusivo e sostenibile. La pandemia e poi la guerra hanno fatto maturare a livello istituzionale e sociale la consapevolezza di quanto questa progettualità possa accrescere oggi la propria centralità rispetto alla sfida di dare delle riposte efficaci e di lungo periodo ai danni profondi che questi eventi di natura traumatica hanno prodotto nei tessuti delle comunità locali.

FELCOS in questa fase è impegnata in questa sfida sia attraverso una progettualità che impatta sulla comunità regionale umbra, sia attraverso alcuni progetti di cooperazione internazionale.

In Umbria la sfida è quella di costruire un processo di partecipazione efficace e innovativo che possa contribuire all’elaborazione della strategia regionale per lo sviluppo sostenibile, passo necessario che segue logicamente e cronologicamente l’adozione dell’Agenda 2030. Si tratta di un metodo, da noi ideato insieme ad Anci Umbria,  che permette di individuare bisogni e priorità dei diversi territori attraverso il punto di vista degli stakeholders che li animano, dai comuni alle imprese passando per tutto il vasto mondo del terzo settore.

Sul piano internazionale nel frattempo è partito uno dei progetti che dimostra che questo concetto di partenariato può essere applicato con successo alle azioni di cooperazione allo sviluppo: in Palestina il progetto L.A.N.D., Local Authorities Network for Development, – finanziato da AICS nel quadro dell’ultimo bando Enti Territoriali – ha come protagoniste due Unioni di Comuni dell’Umbria e due ambiti territoriali in Cisgiordania, con la collaborazione determinante dell’ANCI Umbria e della Associazione delle autorità locali palestinese-APLA.

L’obiettivo è quello di creare uno scambio di buone pratiche che migliorino la gestione consorziata dei rifiuti, quella degli spazi pubblici e l’avvio di iniziative di economia circolare: questo è possibile attraverso l’impegno a consolidare una relazione tra gli Enti Locali umbri, associati in Unioni e 21 Autorità locali palestinesi, distribuite in due distretti, che intendono a loro volta associarsi. Le comunità locali e le istituzioni che le rappresentano, in Italia e in Palestina che sono gli attori del progetto, si misureranno con la programmazione territoriale in materia ambientale e lo faranno cercando il massimo coinvolgimento della società civile, a partire dalle scuole.

Naturalmente questo progetto non potrà, considerata la sua dimensione, produrre da solo il raggiungimento dell’obiettivo generale della costruzione di uno sviluppo ambientalmente sostenibile in un Paese drammaticamente difficile come la Palestina, ma le relazioni che si stanno creando tra reti di Enti e Comunità locali rendono credibile la sostenibilità di tale obiettivo in tempi medio lunghi, come è necessario.

Dal nostro punto di vista appare quindi necessario trarre alcune importanti conclusioni e lanciare un messaggio a tutti gli attori del mondo della cooperazione e in particolare ad AICS e MAECI che oggi sono impegnati in nuove importanti sfide: si tratta di maturare la consapevolezza che l’attivazione di processi come questi richiede tempi lunghi non sempre compatibili con l’arco temporale di 2 o 3 anni circa coperto dalla maggior parte dei progetti. Per trovare una maggiore efficacia ed efficienza nell’allocazione delle risorse e degli sforzi per la cooperazione sarebbe quindi davvero importante, e compatibile con una rinnovata visione strategica, che venga riaperta la possibilità di costruire “Programmi Quadro” concertati tra il sistema degli enti locali e AICS/MAECI  (sul modello PMSP) per poter dare ai partenariati territoriali un respiro lungo, l’unico che può davvero permettere la realizzazione degli obiettivi dell’Agenda 2030 nei diversi territori.

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